L’Amore merita Amore

Di Paolo Tiso
Lunedi 29 maggio Mons Benotto arcivescovo di Pisa ha tenuto un importante e prezioso incontro presso l’ istituto Santa Maria Maddalena di Livorno sulla figura del venerabile don Giovanni Battista Quilici; è venuto a raccontarci con competenza, per averlo approfondito nella “Congregazione delle Cause dei Santi” in Vaticano, la sua profonda conoscenza del profilo umano e spirituale del santo sacerdote.
E’ stata inoltre l’occasione per sottolineare la vicinanza e il profondo legame del prete livornese con la Diocesi di Pisa. Don Quilici infatti ha legami originari con la diocese di Pisa: nasce quando Livorno era parte della Diocesi di Pisa e quindi in essa riceve tutti i sacramenti iniziali, compresa la Cresima da Mons. A. Franceschi. I suoi primi 15 anni di crescita li vive come appartenente a codesta Diocesi. Nel 1806, quando viene costituita la Diocesi di Livorno, i primi vescovi ebbero grandi difficoltà e lunghi periodi di assenza, per cui anche diversi appuntamenti formative e gli ordini sacri furono quasi tutti ricevuti a Pisa, fino all’ordinazione presbiteriale ricevutoa nel 1816 nella cappella dell’arcivescovado per mano di mons. Ranieri Alliata. Successivamente i legami della Congregazione delle Figlie del Crocifisso con l’Arcidiocesi di Pisa furono vivi e profondi, con diverse comunità e opere educative e apostoliche nel territorio diocesano…
“L’ amore merita amore” è stato il titolo dell’incontro, – parole tratte da un omelia del Quilici. Le parole dell’ Arcivescovo sono risuonate all’ interno della “casa del Quilici” in un clima di profondo ascolto e di attenzione. Numerosa la partecipazione e in clima di profondo ascolto! Vari sono stati i temi toccati da Monsignor Benotto. Il punto centrale ha riguardato l’essere prete di don Giovanni Quilici: il suo è stato infatti un sacerdozio caratterizzato da una profonda fede in Dio e da una incredibile fecondità di opere, nonostante sia vissuto ed abbia operato, in un contesto storico molto complesso e difficile da un punto di vista politico e religioso. In tale contesto, il Quilici ha scelto di andare incontro ai crocifissi della vita, trovando nel suo sacerdozio il motivo del suo operare. Proprio nel suo esser prete Don Quilici ha trovato le motivazioni profonde per vivere questa sua missione ed essere accanto ai poveri del suo tempo. Egli è andato incontro alle persone più emarginate, attingendo alla radice del suo sacerdozio, mettendo le sue energie al servizio del suo popolo ed in particolare nel farsi prossimo delle persone più fragili. …E’ per la forza del suo sacerdozio che Quilici si mette in gioco per intervenire nel mondo difficile e disumano dei detenuti del Bagno penale livornese… ha sottolineato l’Arcivescovo di Pisa
In tal senso Monsignor Benotto, riprendendo le stesse parole del sacerdote, ha definito il Quilici “un cooperatore della gloria di Dio”… E dietro il suo esempio, ogni cristiano è chiamato a cooperare per e con Dio.
“Ogni cristiano è chiamato a “cooperare” con il Signore in forza della propria vocazione, anche se questa ‘cooperazione’ deve essere esercitata in modo diverso a seconda della condizione di vita”
Il Quilici si è quindi incarnato nella realtà del suo tempo come le suore Figlie del Crocefisso che egli ha fondato: queste sue “figlie” hanno raccolto l’eredità del loro fondatore mettendosi al servizio del ‘caro prossimo’. Così facendo le sue suore ci hanno indicato e ci indicano una direzione che è quella che la Evangeli Gaudium di Papa Francesco ci dice……tutti noi siamo chiamati a prenderci cura dei più fragili della terra
“Per il Servo di Dio l’uomo, amato dal Redentore, è sempre un uomo concreto, in qualunque situazione si trovi, perché per ciascuno Cristo ha donato se stesso versando il suo sangue. Cadono a questo punto le distinzioni sociali e si apre lo scenario di una fraternità che abbraccia tutti e fa di tutti un’unica famiglia”, ha detto testualmente l’Arcivescovo di Pisa
Mon Benotto dopo aver poi risposto ad alcuni interventi ,ha lasciato ai presenti delle preziose sollecitazioni:
Verso chi si rivolgerebbe, oggi, don Quilici, con la sua sensibilità spirituale e con la sua capacità di riconoscere Cristo sofferente nei fratelli e nelle sorelle più fragili? Quali energie susciterebbe intorno a sé per attivare cooperazioni inedite all’interno del mondo ecclesiale? Quali provocazioni offrirebbe ai detentori del potere per aiutarli a provvedere ai più bisognosi e assicurare così la vera dignità di ogni persona?
Queste domande hanno bisogno di maturare dentro tutti noi ….
E la condizione importante perché maturi in tutti noi e nella comunità dei credenti una nuova consapevolezza riguardo la nostra fede , è quella di acquisire quello sguardo aperto e lungimirante che ha permesso a don Quilici, di non perdere e di mantenere quel filo interiore che ha tenuto insieme la sua vita. Quel filo rappresentato dal tema di questo incontro….”L’ amore merita amore”…..
All’amore infatti-ha concluso Mon Benotto, si può rispondere soltanto con l’amore.